Pochi lo sanno ma è in quella contrada allora detta dei Corpi Santi di San Cristoforo, non ancora incorporata nella metropoli lombarda, che intorno al 1830 si sviluppa uno dei rioni più industriali della città. Venendo da Porta Ticinese, oltrepassato il pittoresco ponte del Trofeo, costeggiando il Naviglio, un po’ oltre la vetusta chiesa viscontea di San Cristoforo si ha la netta impressione di essere in piena campagna. Basse e rade cascine e pochissime umili case si specchiano nelle limpide acque del Naviglio tra i vasti e fertili campi.
Cascina alla Barona,Gianni Maimeri (1884-1951), olio su tela (per gentile concessione della Fondazione Maimeri)
La gran parte della sua popolazione si dedica ai trasporti, alla concia delle pelli, alla fabbricazione della carta e delle stoviglie. Possiamo tranquillamente affermare che nel borgo di San Cristoforo si iniziasse la vita industriale milanese e nazionale. In pochi anni le modeste cartiere, le fornaci, le conce e lo stabilimento ceramico dell’epoca romantica avevano operato un miracolo convertendo in una piccola città il tranquillo borgo: protagonista indiscusso della miracolosa trasformazione è lo stabilimento fondato da Giulio Richard.
Nel 1844 il Richard tiene occupate 240 persone e, pur costituendo la porcellana per diversi anni il principale prodotto, già si produce terraglia dura: il caolino si acquistava in Francia, il quarzo era nazionale e il feldspato veniva da Varenna. L’impresa industriale nel 1855 è solidamente stabilita. “I disegnatori, i dipintori delle porcellane e i modellatori dei pezzi son quasi tutti di Lombardia”, lo stabilimento è stato ampliato e con l’opera continua di 320 persone si fabbricano annualmente 700.00 pezzi di porcellana e 1.600.000 di terraglie e di stoni all’uso inglese, nonché 200.000 bottiglie da birra e da liquori. Le bottiglie da birra consistevano in recipienti di terraglia assai cari agli amatori del “Birrone di Chiavenna” che già negli anni Venti del Novecento qualche vecchio milanese ricorda con nostalgia.
La dimensione della produzione, che abbraccia ogni genere di ceramica, dalle più aristocratiche alle più umili e varie espressioni e i susseguenti ampliamenti dello stabilimento, impongono a questo punto a Giulio Richard la trasformazione della proprietà personale in proprietà sociale e nel 1873 si costituisce la Società Ceramica Richard: ormai gli operai sono 463, coadiuvati da 43 impiegati. La gamma dei prodotti va dalle porcellane e terraglie di lusso ai comuni articoli per le industrie seriche ed elettrotecniche, oltre al grès, alle maioliche artistiche e ai mattoni refrattari per forni e ferriere. In una relazione sullo stato delle industrie milanesi (G. Colombo, 1881), parlando dello stabilimento, si afferma che esso “è colossale ed è la più grande delle fabbriche italiane, che si dieno alla produzione corrente per gli usi della vita ordinaria, pur non trascurando il genere di lusso” ed è uno dei pochi opifici milanesi a grande impianto e “tra i più perfetti come organizzazione interna”. Nel 1881, infatti, trionfa alla famosa e indimenticabile Esposizione: siamo ormai intorno a una produzione di 8 milioni di pezzi.
Intanto Augusto Richard succede al padre Giulio nella conduzione della Società: con l’avvento di Augusto si conclude la parte romantica, pionieristica della manifattura. Augusto imprimerà una svolta più marketing oriented, e i Richard, dopo l’acquisizione di altri stabilimenti, mettono a segno un colpo di politica commerciale strategicamente straordinario per quei tempi, incorporando nella Società Ceramica Richard nel 1896 la grandiosa manifattura Ginori di Doccia, emblema stesso della qualità massima nella porcellana d’arte italiana e universalmente riconosciuta anche all’estero. Da questo momento San Cristoforo cessa la produzione della porcellana, rimasta a Doccia, e concentra il suo core business nella produzione della terraglia dura, importantissimo genere ceramico che si presta ad ogni lavorazione, la cui intuizione industriale è tutta da ascrivere a Giulio che ne coltivò con merito l’introduzione in Italia.
All’inizio degli anni Venti la Richard Ginori è già un marchio di garanzia affermato; sul Naviglio Grande a San Cristoforo è nata una piccola cittadella che i Richard dotano di case per gli operai ed impiegati come anche di scuola e servizi sanitari. È di quegli anni (1923) l’incontro fortunato dei Richard con un giovane architetto, Gio Ponti. La Richard Ginori è per Ponti un terreno ideale di sperimentazione e massimamente idoneo all’applicazione del suo ingegno creativo di marca novecentista. Egli può approfondire la conoscenza dei materiali e le procedure tecniche di realizzazione con un gruppo di maestranze di notevolissimo livello. In breve assume l’incarico di direttore artistico che mantiene fino ai primi anni Trenta.
Ponti coinvolgerà e inviterà a collaborare per la realizzazione di modelli scultorei artisti come Salvatore Saponaro, Enzo Ceccherini, Bruno Innocenti, Fausto Melotti, Germiniano Cibau, Tomaso Buzzi. Ma con Ponti il connubio è esemplare. Raramente si è vista consonanza più armonica tra progettazione artistica e produzione industriale. Siamo agli albori del design industriale e Ponti ne è senz’altro pioniere cosciente. Il plauso che gli viene tributato è confermato dal successo che i prodotti da lui messi a punto incontrano nel pubblico, un pubblico più sofisticato e sensibile alle sue “grazie” neoclassiche. La Richard Ginori tocca il suo apogeo. Nel 1925, nel 1927 e nel 1930 la manifattura è presente alla Biennale di Arti Decorative di Monza con una produzione raffinata e di grande qualità artistica, firmata Ponti.
Negli anni Trenta il principale disegnatore della Richard-Ginori è Giovanni Gariboldi, che tuttavia solo nel 1946 ottiene ufficialmente l’incarico di direttore artistico. Negli stessi anni Nillo Beltrami realizza alcuni modelli per la ditta. Nel 1936-37 collabora con la “Richard- Ginori” Tommaso Cascella, che decora per la ditta piatti, vasi, formelle e pannelli, pezzi unici alcuni dei quali esposti alla Galleria Pesaro di Milano. Nel 1937 la produzione della manifattura è all’Esposizione Internazionale di Parigi.
Negli anni Quaranta la “Richard-Ginori” inizia la costruzione di un nuovo stabilimento nei pressi di Sesto Fiorentino, che verrà inaugurato nel 1950. Negli anni Quaranta e Cinquanta, nonostante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale avessero colpito lo stabilimento, molti reparti vengono ricostruiti e rimangono in attività, mentre le sezioni vecchie furono abbandonate. Nonostante ciò, il rinnovo degli impianti fu curato, i mezzi di produzione furono perfezionati e le strutture migliorate, cosicché la Richard Ginori rimase all’avanguardia non solo in Italia, ma in tutta Europa. Negli anni del Secondo dopoguerra, tra i collaboratori dell’azienda c’è anche Giovanni Morelli.
Nel 1965, nelle vicinanze dello stabilimento di Sesto Fiorentino viene inaugurato, su progetto dell’architetto Pier Niccolò Berardi, il nuovo Museo di Doccia, attualmente chiuso. Nello stesso anno il gruppo Ginori si fonde con la “Società Ceramica Italiana” di Laveno. Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta collabora con la ditta, come designer, Rosanna Bianchi.
Nel 1975 la società è assorbita dal gruppo Pozzi che finalizza la produzione, di tipo sempre più industriale, ad articoli igienico-sanitari. Negli anni Ottanta la Pozzi-Ginori passa al gruppo edile Ligresti, che acquista l’area esclusivamente per finalità speculative di tipo edilizio. Molte fabbriche collocate nei centri delle città o comunque in aree urbanizzate sono sfruttate a livello edificabile per il settore terziario.
Dal 1984 collabora con la manifattura di Doccia il pittore e ceramista Andrea Cascella e dal 1987, il modellatore Leandro Bonti.
L’area della ex Richard-Ginori di San Cristoforo diventa negli anni Novanta area dismessa in stato di totale “abbandono e degrado sociale” (spaccio di droga, occupazioni abusive ecc.).
Tra i designer che hanno realizzato progetti per la manifattura negli anni Novanta ricordiamo Gianni Veneziano e Sergio Asti, che disegna il servizio Nuvola. Paola Navone collaborerà negli anni 2008 e 2009, realizzando anche il grande padiglione celebrativo all’Ansaldo per il Fuorisalone del Mobile. Nel 2015 la Richard Ginori festeggia 280 anni di storia. E lo stabilimento di San Cristoforo, in particolare, se fosse in attività, 142.
Tutta l’area dello stabilimento di San Cristoforo della Richard Ginori dagli anni 2000 è stata oggetto di una esemplare operazione di riconversione che, mantenendone più o meno intatte le volumetrie, l’ha destinata ad attività del terziario: il complesso ha voluto serbare nel nome la memoria del passato e si chiama, appunto, ex Richard Ginori.
Le foto allegate sono state gentilmente concesse dall’Archivio Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia
https://www.mumi-ecomuseo.it/infodiscs/view/37
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